Testo della News:
Da una parte le istituzioni politiche (meglio dire “tecniche”, leggi governo) concentrate sul rigore dei conti, dall’altra i cittadini lasciati soli ad affrontare la crisi con affannose strategie di sopravvivenza. Non è un commento di parte, ma l’istantanea scattata dal Censis per fotografare il momento del Paese, dove il crollo dei consumi è figlio dei nuovi imperativi delle famiglie che l’autorevole Centro studi riassume nelle “tre erre”: Risparmio, Rinuncio, Rinvio.
La “famiglia spa”, la più grande azienda del Paese, rinuncia (prima “erre”) ai viaggi (40%), all’acquisto di calzature e abbigliamento (42%), a pranzi e cene fuori casa (38%), alle spese su tempo libero e cultura; limita anche gli spostamenti per risparmiare sulla benzina (66%); ridimensiona anche i consumi alimentari. E poi rinvia (seconda “erre”) tutte le spese importanti, al primo posto la casa (crollo delle transazioni e dei mutui), al secondo l’automobile (giù del 20% il mercato). Ma poi anche il frigorifero o il televisore o la nuova cucina. E infine risparmia (terza “erre”) se può e quando può, ma sempre di più sulle spese (come abbiamo visto) e sempre di meno sul conto corrente: nei primi sei mesi del 2012 un nucleo familiare su cinque non è riuscito a coprire tutte le spese con il reddito disponibile, uno su due non ha mostrato capacità di risparmio e ha dovuto intaccare il suo tesoretto in banca.
Ci sarebbe da aggiungere una terza “erre”, quella della Rassegnazione dei cittadini. E’ un quadro che dipinge la “tempesta perfetta”: per le famiglie nella tenaglia tra perdita del potere d’acquisto dei salari (quelli che ancora ce l’hanno) e grandinata di tasse già pagate o in arrivo prima della fine dell’anno; per il sistema produttivo che non trova sbocchi per i suoi prodotti, se non nei mercati emergenti e comunque vale per i pochi che ce la fanno; per il Paese nel suo complesso, dove gli unici numeri che crescono sono quelli del debito, delle entrate fiscali improduttive (tasse patrimoniali e accise), della disoccupazione, della caduta dei consumi (-4%), delle auto e delle case (ma in meno) che si vendono. Non c’è da stupirsi se, dice il Censis, gli italiani pensano e tentano al più di sopravvivere. Che non è il modo migliore per guardare al futuro. E neanche un risultato accettabile per un qualunque governo, men che meno dei “tecnici” che dovevano salvare il Paese.
   
     
 
 
 
Pagina stampata da
http://www.pierorustico.it/news/news.php?view=719