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    09.11.2012 - POLITICA - Il centrosinistra all’insegna della confusione
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    Per capire la confusione che regna nel centrosinistra è bastato, stamani, fare zapping sui talk show politici. Da una parte, ad Agorà su Raitre, il garante delle primarie Luigi Berlinguer ha seraficamente spiegato che il Pd ha scelto di allearsi con Vendola, ma che dopo le elezioni, in Parlamento, potrà nascere una coalizione aperta anche ad altri, leggi Casini. E quando il pidiellino Leone gli ha fatto notare le profonde contraddizioni tra Bersani che vuol imbarcare l'Udc e Vendola che non ne vuol proprio sapere, semplicemente non ha saputo rispondere.
    Negli stessi minuti, il leader di Sel a Omnibus su La7 ha lanciato i suoi ennesimi strali contro "le bizze" di Renzi, il quale ha detto che se vincerà le primarie il suo Pd non starà né con Vendola né con Bersani. "Matteo Renzi non si è accorto che le primarie sono del centrosinistra, e aspetto che Bersani informi un iscritto al suo partito del fatto che abbiamo sottoscritto una carta d'intenti". C'è veramente da chiedersi, comunque vadano le primarie e chiunque prevalga, come farà il centrosinistra a rimanere unito, visto che ì programmi in campo e le differenze di veduta sul futuro del Paese sono incompatibili tra loro. Dunque, l'inciucio tra Bersani e Casini per trasferire a livello nazionale l'alleanza che ha portato in Sicilia alla vittoria dimezzata di Crocetta trova davanti a sé una strada tutta in salita. Casini reclama la necessità di un’intesa tra progressisti e moderati che escluda il partito di Vendola, che all’Assemblea regionale siciliana non è nemmeno riuscito ad entrare, bocciato dallo sbarramento del 5%. Bersani, però, l'accordo con Vendola lo ha già siglato, e anche sulla nuova legge elettorale Pd e Udc viaggiano su sponde praticamente opposte.
    Il panorama, poi, diventa ancora più preoccupante se si volge lo sguardo a quanto sta accadendo a sinistra del Pd e di Vendola. A questo proposito, se qualche elettore moderato avesse l'intenzione di affidare il suo voto di protesta a Beppe Grillo, farebbe meglio a ripensarci, perché le sue ultime mosse indicano che sta nascendo, all'ombra del Movimento 5 stelle, un listone composto dalla Fiom e dal popolo arancione di De Magistris con l'obiettivo di puntare al 30 per cento e candidare a premier il pm comunista Ingroia.
    Uno scenario agghiacciante, che porterebbe diritti alla dittatura delle toghe, quella ipotizzata venti anni fa dall'allora procuratore capo di Milano Borrelli. Comunque sia, è bene che i moderati delusi sappiano che il grillismo rappresenta oggi più che mai un pericolo, perché non prefigura più un'inesistente alternativa qualunquista, ma un concreto pericolo giustizialista usando come specchietto per le allodole la bandiera dell'anticasta.

           


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